Ipertensione e attività fisica
L’attività fisica, laddove non risulti indispensabile la terapia farmacologica, è una variabile molto importante sia nella prevenzione, sia nella cura dell’ipertensione arteriosa: migliora l’efficienza cardio-vascolare e favorisce il mantenimento del normopeso, fattori decisamente protettivi nei confronti di questa patologia.
C’è tuttavia da precisare che, proprio per lo stress provocato (iperattivazione muscolare, cardio-vascolare, respiratoria e metabolica), certe tipologie di sport sono da evitare o da prendere con cautela.
Le persone ipertese, presentano un aumento della pressione esercitata sulle pareti dei vasi sanguigni, che può essere associata sia ad un aumento di quella diastolica (bassa), sia di quella sistolica (alta) o di entrambe.
Si tratta di una condizione molto comune, che colpisce con frequenza crescente all’aumentare dell’età anagrafica: oltre il 50% dei soggetti con più di 65 anni soffre infatti di ipertensione.
Una condizione di ipertensione arteriosa danneggia nel tempo i vasi sanguigni dei cosiddetti “organi bersaglio” favorendo l’insorgenza di ictus, infarti, aritmie, scompensi cardiaci, ecc.
Fondamentale è la modifica delle abitudini di vita: l’aumento del peso, la sedentarietà, uno scorretto regime alimentare, sono sicuramente le cause principali della formazione di questa patologia.
In assenza di segni di danno a carico degli organi bersaglio, un ruolo di primo piano è svolto dall’attività fisica.
Va incentivata quella aerobica, con una frequenza da 3-5 volte alla settimana e una durata variabile dai 20 ai 60 minuti.
Per quanto concerne l’attività fisica di forza, può essere praticata rispettando due condizioni: una minor frequenza (non più di 2-3 volte a settimana) ed un’intensità lieve-moderata (carichi moderati).
In conclusione una corretta e sana alimentazione abbinata allo sport, è sicuramente la cura per prevenire tale patologia.