Meniscectomia: il programma di riabilitazione

La rottura del menisco è un infortunio del ginocchio molto comune, che interessa maggiormente gli sportivi, ma non solo, è possibile infatti anche che avvenga conseguentemente a stress e sollecitazioni croniche a carico dell’articolazione del ginocchio.

In presenza di una rottura meniscale, esistono fondamentalmente due tipi di trattamento: conservativo o chirurgico.

La terapia conservativa si limita sostanzialmente a una gestione sintomatica dell’infortunio, con la consapevolezza che è pressoché impossibile una riparazione spontanea della lesione.
Salvo casi particolari, questo approccio è il primo ad essere messo in atto (perché conserva l’anatomia articolare) e ha spesso successo, specie in persone che non hanno specifiche richieste funzionali.

Il trattamento chirurgico, invece, è più complesso e prevede due opzioni operative: la meniscectomia e la suturazione meniscale. La chirurgia include sempre un periodo di riabilitazione successivo all’operazione, che è fondamentale per recuperare la funzionalità articolare.

La meniscectomia è l’intervento chirurgico di asportazione totale o parziale di un menisco lesionato. La riabilitazione in questo caso è più rapida rispetto alla suturazione.

Il trattamento riabilitativo ha come obiettivi principali il recupero della completa mobilità e funzionalità del ginocchio.

In caso di meniscectomia, il paziente è solitamente in grado di camminare già dopo uno o due giorni dall’intervento e può ritornare alle normali attività dopo qualche settimana.

Nel programma di riabilitazione si possono individuare 3 fasi:

  1. fase iniziale: l’obiettivo della riabilitazione è il rinforzo del muscolo quadricipite tramite contrazioni isometriche ed estensioni dell’arto inferiore, per poi passare al mezzo squat ed allo step aumentando progressivamente l’altezza del gradino;
  2. fase intermedia: il programma riabilitativo proseguirà aumentando l’intensità delle esercitazioni. Verranno introdotti esercizi contro resistenza per il rinforzo dei muscoli della coscia (sia flessori che estensori) ed esercizi di propriocezione;
  3. fase finale: il lavoro proseguirà con il rinforzo di tutto l’arto inferiore. Il fisioterapista introdurrà esercizi di rinforzo di intensità progressivamente crescente come esercizi pliometrici, salti, balzi ecc.