La sindrome vertiginosa.

La sindrome vertiginosa è una distorsione della percezione sensoriale del paziente. Tale distorsione influisce sul movimento del soggetto con conseguente perdita di equilibrio, spesso risultato di un segnale di qualche disturbo o patologia sottostanti, e si caratterizza per la rotazione dell’ambiente rispetto all’individuo o dell’individuo rispetto all’ambiente.

In rapporto alle caratteristiche la sindrome vertiginosa può essere suddivisa in:

  • Oggettiva: spesso di origine periferica
  • Soggettiva: spesso di origine centrale

Si definisce vertigine oggettiva quando il paziente avverte come reale lo spostamento illusorio dell’ambiente che lo circonda, sia nel piano frontale sia in quello orizzontale e sagittale. Generalmente si accompagna ad un importante stato ansioso, con senso di impotenza per l’immobilità cui spesso si è costretti. A questo, si associano turbe neurovegetative quali vomito, nausea, sudorazione, diarrea e tachicardia che risultano per il paziente fastidiose e delimitanti. Una condizione di vertigine oggettiva associata a tali sintomi, se di lunga durata sarebbe incompatibile con la vita in quanto, oltre alla perdita di liquidi si associa anche la difficoltà ad alimentarsi. Tuttavia grazie al compenso vestibolare la sindrome vertiginosa tende a risolversi o comunque ad attenuarsi spontaneamente entro qualche giorno.

Si definisce vertigine soggettiva invece una condizione caratterizzata dall’illusione del movimento del capo rispetto all’ambiente circostante, mancanza di equilibrio e senso di ondeggiamento. Questa è meno frequente rispetto alle altre forme di sindrome vertiginosa.

I sintomi che più frequentemente avvertono i pazienti sono di tipo rotatorio e più raramente di tipo laterale. Il sintomo più invalidante rimane comunque la sensazione di perdita dell’equilibrio, che può raggiungere livelli tali da impedire al paziente di mantenere la stazione eretta.

Altri sintomi associati alle vertigini sono:

  • Nausea: rappresenta il sintomo più frequente.
  • Cervicalgia e dolore al collo: i dolori che si diffondono a partire dal collo spesso si accompagnano alle vertigini. Le vertigini e la cervicalgia condividono spesso la medesima origine disfunzionale, che può essere trattata attraverso il trattamento osteopatico.
  • Senso di svenimento, stordimento, “gambe molli”, sbandamento generale.

La maggior parte delle volte la vertigine non ha una base organica o traumatica, ma insorge spontaneamente e in maniera graduale fino a diventare un disagio invalidante per il paziente. L’osteopatia, che non si limita a curare il sintomo ma agisce sulle cause primarie di disfunzione, può rilevarsi molto utile poiché la funzione dell’equilibrio, che dipende dal buon funzionamento di un certo numero di strutture sensoriali, può facilmente essere vittima di lesioni osteopatiche. Qualora le condizioni siano favorevoli all’intervento osteopatico, verrà esposto al paziente un percorso di trattamento volto a migliorare le condizioni posturali, biomeccaniche, muscolari che causano e mantengono attiva la disfunzione e la sintomatologia ad essa associata. L’osteopata è in grado di aiutare il paziente affetto dai disturbi della sindrome vertiginosa ribilanciando le tensioni alla base del collo, alla base del cranio, le tensioni membranose del cranio e le disfunzioni fasciali, che possono interferire con la normale fisiologia dei neurorecettori dell’equilibrio.

Il trattamento osteopatico diventa veramente una valida opzione per i pazienti che soffrono di sindromi vertiginose provocate o esacerbate da problematiche del rachide cervicale. In questi casi, le tecniche utilizzate si concentrano sul ripristinare le normali tensioni muscolari dei muscoli posteriori, laterali e anteriori del collo, e sull’assetto posturale della zona cervicale in toto.
Una volta che queste tensioni sono bilanciate, se non sussistono condizioni patologiche, cioè non di competenza osteopatica ma medica specialistica, il paziente noterà un deciso miglioramento dei sintomi.
La disciplina osteopatica ha come obiettivo finale il ripristino delle condizioni omeostatiche del corpo, cioè l’eliminazione della causa a monte del problema.